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IL TEATRO "FRANCESCO DI BARTOLO"

Nel 1842, a Buti, un gruppo di famiglie benestanti si riunì per dar vita agli Accademici Riuniti, un’associazione mossa dallo spirito di promuovere, dopo anni di guerre, spettacoli di prosa, musica e feste da ballo.

È con questo scopo che nacque il teatro cittadino "Francesco di Bartolo”, ancora oggi un fiore all’occhiello di Buti. Per il nome, non a caso, si scelse un personaggio illustre della città, il critico letterario Francesco di Bartolo, primo commentatore della Divina Commedia.

Per la costruzione dell’edificio si decise di prendere a modello il Teatro alla Scala di Milano, adattandone le dimensioni ridotte. Il "Francesco di Bartolo” si presenta così come un teatro all’italiana con una struttura a ferro di cavallo e uno splendido sipario bianco, dipinto da Annibale Mariannini, raffigurante l’eroina Paola da Buti.

A circondare la platea, 25 palchetti appartenenti ognuno a una famiglia aristocratica. All’epoca, infatti, andare a teatro era un vero e proprio evento, un’occasione per sfoggiare la propria ricchezza e status sociale. È lì che si consumavano i pettegolezzi e si facevano gli incontri più fortunati, una vetrina a cui l’aristocrazia non poteva rinunciare. Inutile aggiungere che il popolo, a teatro, non era il benvenuto.

 

 Il "Francesco di Bartolo" oggi

Dopo essere stato chiuso per stato di abbandono, il teatro viene acquistato dall’Amministrazione Comunale e torna ad aprire il sipario nel 1987.

Il "Francesco di Bartolo” oggi strizza l’occhio alla sperimentazione e al teatro di ricerca, a fronte di un’offerta sempre più commerciale, senza dimenticare la tradizione popolare amatoriale.

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